Il sindacato Nursind ha promosso un sondaggio relativo alle condizioni lavorative cui sono soggetti gli infermieri piemontesi. E i dati, raccolti grazie alla disponibilità di 700 professionisti nell’arco temporale di 3 giorni, non sono affatto entusiasmanti.
Tra carenza di personale, stipendi da fame, sfruttamento istituzionalizzato e false promesse, la categoria è infatti logora, insoddisfatta e delusa. E dopo la pandemia, che avrebbe potuto e dovuto rappresentare un crocevia per far rinascere il nostro sistema sanitario e per valorizzare (finalmente) determinate categorie, le cose sono addirittura peggiorate.
Il 68,7% degli infermieri intervistati, infatti, ha dichiarato che dopo l’incubo Covid le condizioni di lavoro hanno subito un evidente peggioramento e il 65,8 % ha chiaramente detto di non essere soddisfatto della propria condizione lavorativa.
Sul tema della perpetua carenza di personale, il 64,2% degli intervistati conferma la riduzione all’osso degli organici, con inevitabili ripercussioni sugli standard di sicurezza (il 69.5% dei professionisti è sicuro che siano inadeguati).
E l’unica soluzione a tutto ciò, purtroppo, sembra una sola: la fuga. l’89,1% degli infermieri partecipanti si è infatti definito esausto del proprio lavoro e il 39,3% ha ammesso di aver pensato di lasciare o di cambiare.
Il commento amaro dei rappresentanti del sindacato: «Lasciano desiderare le politiche messe in campo, che non solo non tengono conto di quanto emerge, ma che addirittura chiedono di lavorare di più e in condizioni sempre meno stabili e sicure, senza un idea programmatica e strutturale.
Continuare a fare fuoco con la stessa legna che parla addirittura di nuovi contenitori , senza i contenuti e che non investe in una professione importante quanto fondamentale per riformare e riorganizzare il sistema, ma che invece continua a svilire e a non valorizzare».
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