Nel periodo degli ‘eroi’ (VEDI), quello vissuto nell’acme della pandemia globale che ha investito anche il nostro SSN e finito rovinosamente in una tempesta di atti di violenza (VEDI), per gli infermieri italiani si sono susseguiti elogi, lettere d’affetto, regali, parole strappalacrime di governanti e politici e soprattutto tante promesse.
Ancora nessun riconoscimento vero
Eppure ad oggi, dopo un anno e mezzo dall’inizio del ciclone Coronavirus, di riconoscimenti veri e tangibili non si è intravista nemmeno l’ombra.
Sì, sono arrivati un francobollo (VEDI) e una moneta (VEDI), ma… I fatti ci dicono che la categoria infermieristica italiana, con la classe politica che fa orecchie da mercante, continua a essere una ‘professione laureata pagata da diplomata’ (VEDI), con lo stipendio più basso di tutto il mondo occidentale (VEDI) e che addirittura sfiora l’indigenza (VEDI).
Sulla questione si è di nuovo espresso il sindacato di categoria Nursing Up che, nella persona del presidente nazionale Antonio De Palma, dati alla mano, fa un confronto tanto imbarazzante quanto emblematico. Riportiamo qui gran parte del comunicato.
Nursing Up: ’Legittime richieste di valorizzazione’
“I dati della Ragioneria Generale dello Stato, aggiornati alla metà del 2020, e frutto delle indagini periodiche di ISTAT e Corte dei Conti, mettono ancora una volta in evidenza l’abissale disparità tra le retribuzioni dei medici e quelle degli infermieri nel nostro Sistema Sanitario Nazionale.
Tutto questo non fa che acuire le legittime richieste di valorizzazione della nostra categoria, ora che ci avviciniamo, a grandi passi, ad affrontare la tornata contrattuale 2019-2021. Ci riferiamo a quelle istanze in difesa delle quali la scorsa primavera siamo scesi nelle piazze italiane e siamo arrivati anche allo sciopero”.
I medici, lo stipendio e l’intramoenia
“La retribuzione lorda mensile di un medico, assunto nel SSN, secondo i nuovi dati della Ragioneria dello Stato, parte da 47.596 euro annui. E arriva fino a 72.294 euro, grazie alle voci aggiuntive, tra indennità fisse e indennità variabili.
Ma attenzione, non tragga in inganno il dato medio, perchè vi sono molti tra i medici, e parliamo di una categoria che a differenza degli altri pubblici dipendenti può svolgere attività intramoenia, che possono arrivare ad integrare anche molto più di 10 volte lo stipendio annuale che la pubblica amministrazione paga loro come dipendenti.”
Qualche calcolo…
“Insomma, senza voler fare i conti in tasca a nessuno, ma solo per rispetto della verità, posso raccontare che io stesso, dopo aver accompagnato mio figlio in una struttura pubblica, affinchè fosse sottoposto ad una visita specialistica in regime di intramoenia, ho constatato con i miei occhi che, alla fine del consulto, la parcella da pagare è stata di circa 180 euro. Orbene, si noti che mio figlio aveva il numero 10 di lista e c’erano altre persone dopo di lui, che il medesimo medico avrebbe dovuto visitare.
E’ facilmente immaginabile quanto il medico in questione abbia guadagnato durante una sola seduta ambulatoriale: tra i 1800 e i 2700 euro (ipotizzando che dovesse visitare tra i 10 e i 15 soggetti).
Stiamo parlando di un solo pomeriggio di attività ambulatoriale intramoenia. Ci sono medici che svolgono intramoenia per 5 giorni a settimana.
Ad onor del vero, non tutti i professionisti applicano questo tipo di tariffa e non tutti lavorano per 5 giorni a settimana, ma l’evidenza sottolinea che tra compenso ASL ed attività intramoenia, gran parte dei medici costruisce vere e proprie fortune con la seconda.
A chi dovesse chiedersi quanto delle somme pagate dal cittadino per l’intramoenia restano alla pubblica amministrazione (che pure mette a disposizione ambulatori, strumenti, personale di supporto etc etc), rispondiamo che si tratta di pochi punti percentuali, cioè importi molto bassi.”
Gli infermieri e la loro ‘realtà retributiva deprimente’
“Passiamo ora agli infermieri, ed alle altre professioni sanitarie che non rientrano nell’alveo privilegiato della dirigenza. Tali professionisti vivono una realtà diametralmente e tristemente opposta, con uno stipendio base tra i più bassi d’Europa, nonostante l’elevata professionalità, che li rende sempre più appetibili soprattutto per le altre realtà sanitarie continentali, ed un divieto di svolgere la libera professione a questo punto anacronistico ed incomprensibile.
All’estero molti nostri colleghi percepiscono uno stipendio che giunge, e talvolta supera, i 3000 Euro al mese. I dati della Ragioneria dello Stato inchiodano gli infermieri a una realtà retributiva a dir poco deprimente.”
Niente attività libero professionale
“Si parte da uno stipendio base di 28.188 euro lordi, per arrivare, tra indennità varie, a un massimo di 33.453. Peccato che, agli infermieri come a qualunque altro pubblico dipendente, non si applica la deroga speciale che opera per i medici: gli infermieri e gli altri professionisti sanitari che non hanno la fortuna di vedersi applicato il contratto della dirigenza, non possono integrare lo stipendio con l’attività libero professionale.”
C’è bisogno di ‘scelte cruciali’
“Questo è un momento importante, perchè è data la possibilità di intraprendere scelte cruciali per il futuro degli infermieri italiani e delle professioni sanitarie.
Tutte le parti in causa, Governo, Regioni, Sindacati, non possono astenersi dallo svolgere al meglio il loro ruolo, dialogando in modo concreto e costruendo un patto sinergico degno di un Paese civile, dove l’efficienza della sanità e la cura dei malati vengono messi al primo posto anche attraverso la necessaria valorizzazione dei professionisti.
Tutti, nessuno escluso, devono essere coinvolti a pieno titolo in questa ‘revisione’, e scendere in campo per contribuire alla valorizzazione della nostra categoria e delle altre professioni sanitarie non inserite nell’alveo della dirigenza.
Per essere concisi: i ‘protagonisti’ delle sfide di ogni giorno, e quindi gli infermieri, e con loro gli altri professionisti della sanità, vanno messi nella condizione di offrire ai cittadini un servizio sanitario efficiente, puntuale, completamente diverso da quello in cui si trovano oggi ingabbiati, tra disorganizzazione, precariato e stipendi assolutamente non equiparati alla media europea.”
Autore: Alessio Biondino
E gli infermieri italiani intanto sfiorano la soglia dell’indigenza
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento