Studente muore dopo dimissione: aperta un’inchiesta

Redazione 07/04/25

Una storia di sacrifici e determinazione conclusa tragicamente per il 24enne e giovane neolaureato Charles Yeboah Baffou. Un incidente con il monopattino, il sospetto di malasanità che aleggia attorno all’ospedale di Cassino, dove sono in corso le indagini per stabilire i fatti: lo studente avrebbe potuto salvarsi se fosse stato operato immediatamente?

Chi era Charles Yeboah Baffou

Insieme alla sua famiglia, immigrata dal Ghana anni fa, Charles Yeboah Baffou si era stabilito in Italia prospettandosi un radioso futuro in questo paese attraverso lo studio e il lavoro.

Il giovane, residente a Cassino, si era laureato con ottimi voti in Economia presso l’Università di Cassino e stava completando la specialistica in Management Internazionale nello stesso ateneo. Una storia di integrazione di successo.

Sabato mattina, però, la sua vita si è interrotta tragicamente durante un intervento chirurgico presso l’ospedale Santa Scolastica di Cassino, dove era stato portato in ambulanza nella notte in seguito ad un incidente con il monopattino.

I sospetti sulla diagnosi, il decesso e le mancate cure

L’obiettivo delle indagini è chiarire se siano stati rispettati tutti i protocolli previsti per il caso e se lo studente avrebbe potuto salvarsi se, a partire da questi controlli, fosse stato operato immediatamente senza essere dimesso qualche ora prima di aggravarsi e richiedere un nuovo ricovero e un intervento d’urgenza.

Il giovane, infatti, era stato dimesso dal Pronto Soccorso circa tre ore e mezza prima di essere reindirizzato in ospedale e, finalmente, sottoposto all’intervento chirurgico solo al mattino.

Il fratello del ragazzo ha sporto denuncia puntando il dito contro la gestione dell’emergenza, in particolare contro la scelta di eseguire solo una TAC al cranio, senza includere l’addome.

Secondo le accuse dei familiari, una TAC addominale avrebbe potuto evidenziare l’emorragia interna da subito ed evitare il ritardo che si è rivelato fatale. Inoltre, le dichiarazioni dei familiari, raccolti da Repubblica sono piuttosto accusatorie, sostenendo che il ragazzo sia stato trattato e morto: “come un cane“.

Il fratello Nana Baffour, che lamenta di non essere stato ricevuto, dichiara al quotidiano che il giovane ragazze non sia stato davvero ascoltato: “infatti non si era fatto male in testa, il viso era intatto. Ma è arrivato in ospedale dicendo che aveva un forte dolore all’addome e non lo hanno ascoltato.

Quali responsabilità per i dirigenti della struttura?

Un’occasione per riflettere e stringersi attorno a un enorme rischio che affrontiamo ogni giorno in sanità: il rischio di trovarci, in diversi modi, di fronte alla prospettiva che anche piccoli errori di valutazione possano comportare conseguenze enormi, come la morte di un giovane studente.

Maggiori risorse, maggiore formazione e un’attenzione più concentrata sui lavoratori della sanità forse non impediranno del tutto il verificarsi di eventi simili, ma sicuramente ne ridurrebbero sostanzialmente il numero.

Le responsabilità, se accertate, ricadranno sull’équipe, ma non è forse il momento che anche le dirigenze vengano chiamate a rispondere dei loro compiti di direzione, valutazione e gestione delle risorse umane per evitare che fatti simili accadano ancora?

Nel frattempo sarebbe utile conoscere i propri diritti, e noi di DimensioneInfermiere.it non possiamo che consigliare il manuale di Mauro Di Fresco, infermiere, docente e avvocato dal titolo “Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie” Edizione Maggioli.

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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie

La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.

 

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Gli sviluppi dell’inchiesta

Nel mattino, gli inquirenti si incontreranno nuovamente con il sostituto procuratore per valutare eventuali iscrizioni dei sanitari nel registro degli indagati.

L’inchiesta mira a fare luce su una vicenda che ha sollevato non pochi interrogativi e che ha scosso il territorio di Cassino, tra cui il ritardo nell’operazione e la correttezza delle procedure diagnostiche effettuate.

La comunità universitaria e locale si stringe intorno alla famiglia in un momento di dolore profondo, mentre l’indagine cerca di dare risposte a una tragedia che forse poteva essere evitata. Intanto, il dolore dei familiari non si placa, una giovane vita spezzata e il dubbio che un errore sia stato, in qualche modo, che solo attente indagini potranno chiarire, causa di questo dolore.

Non riesco a darmi pace. Noi qui non siamo nessuno, ma siamo gente onesta, venuti in Italia per lavorare, per costruirci un futuro. Charles era l’orgoglio di tutta la famiglia. Il giorno della sua laurea triennale è stato uno dei più belli della nostra vita” è il pianto del fratello del giovane Charles.

Redazione

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