Ieri mattina, a Morning News (Canale 5), la referente dell’agenzia per il lavoro Openjobmetis Daniela Pomarolli ha spiegato nuovamente il progetto “Magellano”, che permetterà a studenti infermieri arrivati da Perù e Paraguay di “formarsi” (o di essere sfruttati per far fronte alle carenze?) per 6 mesi nelle Rsa lombarde.
«Dialogando con le maggiori università peruviane e paraguayane – sottolinea Pomarolli – abbiamo ideato un semestre accademico per i 12 studenti arrivati in Italia» (VEDI TGCOM24).
Il progetto (che prevede la ricerca di giovani anche in India e Tunisia) viene descritto come una incommensurabile opportunità per gli studenti, che avranno modo di imparare la lingua e approfondire le loro conoscenze qui in Italia. Uno di loro, entusiasta, racconta: «Tra sei mesi ritorneremo a casa per laurearci, dopodiché torneremo in Italia per lavorare».
La strategia del Governo per far fronte alla cronica emergenza infermieristica è quindi ben delineata: «Dobbiamo uscire all’estero per reclutare figure professionali e in Italia c’è molta attrattiva per determinati Paesi non solo per una questione di salario, ma soprattutto perché l’Italia è considerata ancora un’eccellenza in campo sanitario» conclude Pomarolli.
Una domanda sorge spontanea: dopo aver svolto il tirocinio clinico nelle nostre Rsa, che spesso rappresentano il paradigma dello sfruttamento professionale dell’infermiere (giri letti come se piovessero, un professionista ogni 80 pazienti, ecc.)… Siamo proprio sicuri che gli studenti, a quel punto infermieri, torneranno?
Una cosa è certa: se li rivedremo qui, vorrà dire che saranno stati ben addestrati a essere sfruttati e quindi felici di subire le angherie professionali della nostra sanità per far ingrassare le dirigenze. Come molti infermieri italiani, d’altronde.
E il livellamento verso il basso del mercato, intanto che ci raccontano di imminenti riconoscimenti economici per la categoria, continua…
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