Con l’avvento dell’ utilizzo degli UltraSuoni (U.S.) per il reperimento di un accesso venoso stabile e sicuro, applicando la tecnica ecografica vascolare a fini non diagnostici ma solo esplorativi dei vasi delle braccia, da parte degli infermieri, abbiamo assistito ad una rivoluzione nel mondo vascolare, per quanto riguarda l’ambito della incannulazione delle vene, non più solo superficiali e palpabili ma anche profonde e visibili solo ecograficamente in quei pazienti denominati “senza vene”, applicando la “teoria ecocentrica”.
Guida al monitoraggio in Area Critica
Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio. A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.
a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | 2015 Maggioli Editore
15.00 € 12.00 €
Il posizionamento, di tutti gli accessi vascolari periferici (ago cannule, cannule lunghe, midline e PICC) in Italia, è consentito anche agli infermieri, soltanto se adeguatamente formati ed addestrati, attraverso la frequenza di Master Universitari e Corsi di Perfezionamento sugli accessi vascolari e terapia endovenosa.
La tecnica One Shot
Uno step ancora da compiere, per poter risparmiare in toto il patrimonio venoso dei pazienti, sarà quello, che porterà a posizionare fin da subito, al momento
dell’ingresso degli utenti presso il Dipartimento di Emergenza ed Accettazione (DEA), un accesso venoso appropriato.
Questa tecnica, “One Shot” (di una sola puntura), è conosciuta anche come terapia endovenosa proattiva. Nella vision proattiva, l’intera terapia infusionale viene eseguita attraverso un unico dispositivo vascolare, a differenza della vision reattiva, dove, dopo che si è esaurito tutto il patrimonio venoso periferico da eccessi di aghi cannula, si giunge al posizionamento di un accesso venoso centrale.
Un esperienza reale della terapia endovenosa proattiva
Durante la prima ondata della pandemia da Sars Covid 2, un gruppo di infermieri del Team di accessi vascolari dell’ Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Melegnano e Martesana, in provincia di Milano, ha applicato questa tecnica ai pazienti ricoverati presso le OBI (Osservazione Breve Intensiva) dei Pronto Soccorso aziendali.
Ciò ha favorito un netto miglioramento dell’ outcome azzerando i tentativi da ripetute venipunture ed incrementando la compliance dei degenti durante il percorso clinico assistenziale.
Per un approfondimento di questa esperienza, è possibile proseguire tramite questo link.
Autore: Pompeo Cammarosano, Segretario Nursind Brescia
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