Nel rapporto dell’International Council of Nurses (ICN), in cui appare la foto emblematica dell’infermiera italiana crollata sulla tastiera, si parla di “Effetto Covid-19“, un forte trauma di massa sofferto dagli infermieri di tutto il mondo.
Trauma “Effetto Covid19”: morte, infezioni e salute mentale.
Risultati preliminari di un’indagine che ha coinvolto 130 associazioni nazionali infermieristiche e molte altre fonti suggeriscono che l’Effetto Covid-19 sia “una forma unica e complessa di trauma con conseguenze potenzialmente devastanti sia nel breve che nel lungo termine per i singoli infermieri e per i sistemi sanitari in cui lavorano“.
Il trauma di massa dell’effetto COVID-19 si fonda sugli effetti di un alto numero di morti tra infermieri e operatori sanitari, sulle infezioni contratte e sulla salute mentale che deriva da un prolungato distress.
A fine 2020 più di 1,6 milioni di operatori sanitari sono stati infettati da COVID-19 in soli 34 paesi. L’ICN osserva che in molti paesi, gli infermieri erano il più grande gruppo di operatori sanitari ad aver contratto COVID-19: di questi 2.262 infermieri sono morti ma, sempre secondo l’ICN, il numero non rispecchia il fenomeno e lo sottostima a causa dell’assenza di un sistema di sorveglianza globale sistematico e standardizzato.
Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo
La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa. Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.
Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore
32.00 € 25.60 €
Il fattore mentale come causa di trauma
Carichi di lavoro persistentemente elevati, aumenti della mortalità dei pazienti, dispositivi di protezione individuale inadeguati, sensi di colpa e paura di contagiarsi e diffondere il virus ad amici e parenti, negazionisti del Covid-19 che accusano gli infermieri, carenza di servizi di supporto psicologico e sociale per gestire lo stress e superare il trauma causato da COVID-19. Da tutto il mondo le associazioni infermieristiche nazionali ricevono segnalazioni di problemi di salute mentale da paesi diversi: stress, ansia, esaurimento psico-fisico e burnout sono fenomeni ormai evidenti negli infermieri.
Quali sono le conseguenze del trauma da Effetto Covid-19?
Che la pandemia possa avere numerose conseguenze a lungo termine sui singoli infermieri è sin da adesso prevedibile. Noi ne avevamo parlato a inizio epidemia in un articolo condiviso circa 3000 volte e che rispecchiava lo stato mentale e spirituale degli infermieri italiani di allora:
LEGGI / Ieri Infermieri eroi, oggi untori, domani dimenticati e depressi.
Dal punto di vista generale, l’Effetto Covid-19 potrebbe provocare una perdita di inclinazione verso la professione portando le previsioni di carenza infermieristica nel mondo da 10 a 14 milioni, nel prossimo futuro.
“Una tale carenza avrebbe un impatto su tutti i servizi sanitari nell’era post-COVID-19 a tal punto che direi che la salute della forza lavoro infermieristica potrebbe essere il più determinante della salute della popolazione mondiale nel prossimo decennio“, afferma nel comunicato stampa Howard Catton, CEO di ICN.
Urge una soluzione immediatamente. Se i governi e le istituzioni nazionali e internazionali non porteranno sui propri tavoli questo grave problema, i sistemi sanitari collasseranno su se stessi.
Quali sono le soluzioni? L’infermiere di oggi chiede una migliore qualità della vita e del lavoro, il giusto riconoscimento socio-economico per la professione che ha contribuito a sorreggere il proprio paese, gratificazione professionale attraverso l’implementazione delle specializzazioni infermieristiche.
La continua incuranza e indifferenza verso queste istanze avrà maggiori conseguenze sulla società più di quante ne potrà avere sugli infermieri stessi. Di chi sarà la colpa questa volta?
Autore: Dario Tobruk (Facebook, Twitter)
Fonti:
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