Quello che stiamo vivendo è un periodo tra i più difficili degli ultimi decenni e per questo motivo abbiamo voluto raccogliere per tutti gli operatori coinvolti nella difficile battaglia contro il Coronavirus, una lista di tre semplici cose da fare per ridurre lo stress lavoro correlato al Covid-19 e che miglioreranno la nostra qualità di vita.
Ma prima prenditi un minuto per capire cosa ti sta succedendo: se anche tu ti senti stanco ed esausto seguici nella lettura prima di scoprire cosa fare per ridurre lo stress.
Dallo stressor all’esaurimento
Uno stressor (l’agente che provoca lo stress, nel nostro caso l’emergenza sanitaria) attiva nel corpo umano una serie di neurormoni (catecolamine) che inducono una reazione di “attacco o fuga” o anche detta reazione acuta da stress. Tutte le energie che spendiamo per fronteggiare questo nemico invisibile sono favorite proprio da questo meccanismo biologico vecchio quanto il mondo.
Lo scopo di una reazione acuta da stress
Quando la tribù o il singolo primitivo venivano attaccati e cacciati da animali predatori, questa reazione di attacco o fuga permetteva ai nostri antenati di sopravvivere ai leoni e ai pericoli della savana per ore o anche giorni, perché questo li costringeva alla fuga o alla lotta pur di non farsi sbranare.
Fin lì le cose andavano splendidamente, anche perché, per quanto il pericolo potesse prolungarsi nel tempo, era piuttosto difficile che un ambiente fosse così ostile, per così tanto tempo. Nei peggiori dei casi, ci si spostava verso territori più tranquilli in fretta, in quanto le popolazioni preistoriche erano nomadi.
Quando lo stress non termina si rischia l’esaurimento
Poi la società si è evoluta e i nemici non più stati i predatori ma le crisi economiche, i cambiamenti climatici, le pandemie. Nemici invisibili che, a differenza delle tigri e dei leoni, non smettono di minacciarci da un momento all’altro. Del resto non è nemmeno possibile spostarsi in un altro luogo sperando di risolvere così il problema perché oggi i problemi sono globali.
Ma se i nemici non sono più le tigri di una volta (quelle con i denti a sciabola per farci un’idea), noi invece siamo rimasti gli stessi, con gli stessi meccanismi progettati per durare qualche ora, al massimo qualche giorno. Non mesi e men che meno anni!
Cosa succede se lo stressor dura più di qualche giorno: una settimana, un mese o peggio un anno?
Inizialmente l’organismo per ristabilire l’omeostasi rilascia alcuni ormoni come il cortisolo che aiutano ad affrontare la maggiore richiesta di energia, ma se la situazione rimane prolungata nel tempo ecco che il rischio a cui incorriamo è l’esaurimento fisico e mentale.
Cosa succede al corpo e alla mente?
Ci sentiamo tesi, iperattivati e iperreattivi, con difficoltà a prendere sonno o perfino insonnia. La stanchezza si protrae anche fuori dal lavoro e durante il giorno siamo assoggettati alla fame nervosa (cercando dolci e cibo-spazzatura). Trascuriamo la cura di noi stessi e spesso cessa il desiderio d’intimità con il partner.
Mentalmente siamo distratti, non riusciamo a mantenere la concentrazione perché i nostri pensieri sono occupati da immagini e preoccupazioni innescate da quello che abbiamo visto durante il turno. Ci sentiamo arrabbiati, insicuri, impotenti. Potremmo provare inquietudine, con la costante sensazione di dover fare qualcosa, anche se non sappiamo esattamente cosa. E quando finalmente a fine turno ritorniamo a casa potremmo sentire la necessità d’isolarci e ritirarci per restare soli con sé stessi.
Ginnastica mentale: Esercizi di ginnastica per la mente per disturbi della memoria e altri deficit cognitivi lievi-moderati
Carta (questo volume), matita, gomma da cancellare, come optional un righello, e… buon divertimento. Questo volume invece ha lo scopo di stimolare le varie funzioni cerebrali (memoria, linguaggio, calcolo, ragionamento/astrazione) attraverso un manuale di esercizi proposti perlopiù in forma di giochi, ed è rivolto a persone anziane con problemi di memoria. Da alcuni decenni è noto che interventi di stimolazione cognitiva nell’anziano normale sono in grado di produrre effetti positivi anche a lungo nel tempo dopo l’intervento specifico. Più recente è invece l’evidenza che anche nelle persone affette da malattia di Alzheimer, per antonomasia il “nemico” delle nostre memorie, interventi di riabilitazione cognitiva hanno un ruolo terapeutico benefico. A chi si rivolge – Direttamente alle persone con disturbi della memoria e altri deficit cognitivi sia iniziali che moderati. Come nasce – Dall’attività professionale dell’autrice ma soprattutto dalla sua esperienza personale. Come è stato costruito – Gli esercizi sono differenziati. Si inizia con esercizi di base adatti a tutti e si prosegue con esercizi più personalizzati che tengono conto della fascia d’età e della scolarità. Come è strutturato – I vari esercizi attivano prevalentemente alcune specifiche zone del cervello. Sono stati appositamente mescolati per stimolare complessivamente tutte le funzioni ed anche per non scoraggiare le persone che hanno difficoltà in alcune aree specifiche. Come usarlo – Il testo può essere utilizzato in autonomia o con l’aiuto di un famigliare o di un caregiver. Si colloca nell’ambito della riabilitazione cognitiva, ma al di fuori dei classici schemi didattici e può essere utilizzato a casa. Il manuale non è stato creato per gli operatori, ma essi ne possono trarre utili spunti di lavoro. Il testo risponde alla frequente domanda posta dai familiari (per lo più i figli) “Cosa posso fare”” e vuole essere uno strumento per facilitare la comunicazione e facilitare il controllo di alcuni disturbi del comportamento quali ad esempio aggressività, depressione, wandering. Vuole inoltre dare al familiare la consapevolezza di come il proprio congiunto affetto da Alzheimer sia ancora in grado di fare qualcosa e di divertirsi: magari ridendo mentre ricorda vecchi proverbi o mettendosi a cantare le canzoni dei suoi tempi riportate negli esercizi. Cristina Gueli, Specialista in Medicina Interna è dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Geriatria dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Ha lavorato per molti anni presso l’ex Centro esperto dei disturbi cognitivi e della memoria dell’Ospedale Maggiore di Bologna partecipando anche come docente a corsi per i familiari e per i medici di medicina generale, organizzando attività creative per i pazienti affetti da demenza come la “tombola visuale”. Prima di ciò ha vissuto in prima persona il ruolo di “caregiver” di sua madre affetta da Alzheimer.
Cristina Gueli | 2013 Maggioli Editore
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Tre semplici cose da fare per ridurre lo stress lavoro-correlato da Covid-19
Ed ecco come promesso una breve lista di cose da fare per contrastare lo stress di questi orribili giorni. Sono precauzioni semplici, oseremo dire anche banali, eppure seguire questi piccoli e preziosi gesti di autocura ci renderà le cose più facili.
Dormire
Abbiamo già detto che il sonno è uno dei primi aspetti che peggiorano durante un periodo di stress prolungato, quindi è bene attivare tutte le migliori strategie possibili per riuscire a riposare bene. Il sonno permette al cervello e alla mente di ristabilizzarsi dopo un turno particolarmente difficile, eliminando tutti quegli input e quelle informazioni raccolte durante il giorno che non ci sono più necessarie. Dormire è senza dubbio una delle principali cose da fare per ridurre lo stress lavoro-correlato al Covid-19. Ricorda: meglio dormire poco che dormire male!
Se ti risulta difficile prendere sonno leggi anche questo articolo / Consigli per affrontare il turno di notte e riprendersi bene dopo.
Nutrirsi bene
Per quanto possa sembrare consolatorio ingurgitare un grosso pacchetto di patatine o un’intera torta dal frigo è necessario essere consapevoli che mangiare questi prodotti non ci aiuterà a diminuire lo stress lavoro-correlato al Covid-19. L’unico modo in cui possiamo usare il cibo per combattere lo stress è quello di mantenere una sana nutrizione (cedendo meno alle ghiottonerie):
- Non saltare i pasti (il digiuno provoca l’aumento del cortisolo), piuttosto è maglio mangiare meno ma frequentemente.
- Evitare i cibi che aumentano lo stress: caffeina, bevande gassate ricche di zucchero o bevande energetiche.
- Scegliere alimenti con azione anti-stress: ricchi in omega-3 (pesce, frutta secca), latte o the caldo, o addirittura il cioccolato fondente se mangiato con moderazione riuscirà ad aumentare la serotonina e ridurre il cortisolo.
Prendersi cura della vostra mente
Durante i turni di riposo concedete tempo alle vostre passioni, ai vostri interessi o alle persone che volete bene. Distogliete l’attenzione dai pensieri castranti e stressanti per reindirizzarli consapevolmente verso le cose che più vi rendono felici è la cosa giusta da fare per prendersi cura della propria serenità mentale. Accettiamo inoltre i nostri limiti fisici e psicologici perché, come abbiamo già detto, i supereroi esistono solo nei fumetti!
Per approfondire l’aspetto psicologico e capire come affrontare lo stress causato dal Covid-19, vi consigliamo la lettura dell’articolo della Dott.ssa Claudia Vincis, psicologa e psicoterapeuta e autrice del blog www.beneficamente.it che ci spiega nel dettaglio a quali conseguenze può portare una situazione simile.
I Guaritori feriti: l’impatto psicologico del coronavirus sugli operatori sanitari
Autore: Dario Tobruk (Facebook, Twitter)
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- Ieri Infermieri eroi, oggi untori, domani dimenticati e depressi.
Fonti e approfondimenti:
- http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4229
- https://it.wikipedia.org/wiki/Reazione_di_attacco_o_fuga
- https://www.auxologico.it/approfondimenti/cortisolo-lormone-stress
- https://www.mangiarebene.com/blog/magazine/i-10-migliori-cibi-antistress
- https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-gestione-stress-operatori
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