Triturare e camuffare i farmaci negli alimenti: si può fare?

La pratica del triturare e del camuffare i farmaci negli alimenti è molto diffusa in particolare laddove i pazienti presentano problemi di deglutizione correlati a diversi quadri patologici e fisiologici come l’età, hanno nutrizione enterale in corso o dimostrano scarsa compliance alla terapia prescritta.

Triturare e camuffare i farmaci negli alimenti: si può fare?

Molte forme farmaceutiche, con proprietà diverse, sono destinate alla somministrazione orale.

Questo significa che frantumare una compressa o aprire una capsula può alterarne la forma farmaceutica, e quindi la concentrazione e la velocità di assorbimento con pericoli per i pazienti (tra cui rischi di sovra e sotto dosaggio, errori nei dosaggi, rischi di interazione fra principi attivi e degradazione degli stessi) e per gli infermieri che preparano e somministrano (rischi medico legali e di esposizione professionale).

Collegato a questa tematica vi è l’aspetto del camuffamento del farmaco nel cibo o nelle bevande, anche questa pratica molto diffusa in particolare nei contesti residenziali e domiciliari al fine di rendere il sapore del farmaco più gradevole e modificare forma e viscosità per persone con diversi gradi di disfagia.

Gli aspetti da considerare prima di camuffare un farmaco

I punti chiave rispetto al rapporto cibo/bevande-farmaci nella pratica di camuffare i farmaci negli alimenti sono i seguenti:

  1. non è sempre possibile definire con certezza quale sia la bevanda o l’alimento migliore da usare, ma occorre valutare le caratteristiche chimico-fisiche del farmaco e dell’alimento;
  2. valutare la compatibilità chimico-fisica e le possibili interazioni del farmaco con l’alimento/bevanda con cui lo si somministra;
  3. valutare i rischi nutrizionali per il paziente;
  4. considerare il problema etico della somministrazione del farmaco camuffato a un paziente non consapevole o consenziente.

Primo e secondo punto: compatibilità chimico-fisica

E’ noto che somministrare farmaci con alcune bevande (succhi di frutta come arancia, pompelmo o mela) può influenzarne la biodisponibilità e l’assorbimento e che il cibo può potenzialmente influenzare alcune condizioni fisiologiche (presenza/assenza di stomaco vuoto).

Gli studi segnalano che le sostanze maggiormente usate per camuffare i farmaci negli alimenti sono quelle dolci, come miele o marmellata, per nascondere il sapore amaro e i liquidi densi, come acqua addensata, yogurt o budini, per favorire la deglutizione.

In particolare in uno studio del 2014 è stata valutata in vitro la velocità di scioglimento e la biodisponibilità di alcuni farmaci (amlodipina, atenololo, carbamazepina e warfarin) con le sostanze abitualmente più utilizzate (acqua, succo di arancia, miele, yogurt, marmellata di fragole e acqua addensata con diversi tipi di addensanti disponibili in commercio).

Dall’analisi è emerso che:

  • le acque gelificate e le polveri addensanti (in particolare contenenti gomma di guar e xanthan) ritardano notevolmente la dissoluzione dei farmaci mischiati e quindi il rilascio;
  • l’alimento più adeguato sembra essere lo yogurt perché altera in modo limitato la dissoluzione e il rilascio del farmaco ed è appropriato dal punto di vista della meccanica della deglutizione in pazienti disfagici
  • le marmellate, con ampie differenze fra diverse marche, benché rispettano meccanica della deglutizione nei pazienti disfagici, alterano notevolmente il rilascio e hanno come effetto collaterale il fatto di incidere sull’indice glicemico (vedi pazienti diabetici) e sull’igiene del cavo orale.

I farmaci dovrebbero essere assunti separatamente e quindi non mescolati e somministrati assieme dato che questo può aumentare il rischio di interazione tra le molecole. La somministrazione, inoltre, deve seguire immediatamente la preparazione per evitare la degradazione del principio attivo a contatto con luce e umidità.

Terzo punto: rischi nutrizionali

I principi attivi e gli eccipienti spesso presentano sapore amaro o sgradevole e questo, qualora i farmaci vengano mischiati nel cibo, può incidere sul desiderio di alimentarsi dei pazienti (in particolare anziani e istituzionalizzati).

Per quanto riguarda il sapore, è stato condotto uno studio su 16 volontari sani che hanno assaggiato, in cieco, 10 farmaci, scelti tra quelli più usati in un gruppo di 596 RSA europee. I farmaci erano miscelati in 100 ml di gel alla fragola o al succo di mela.

Ai volontari è stato chiesto di assegnare un punteggio da 0 (gusto pessimo) a 10 (ottimo), e descrivere il gusto (dolce, salato, amaro, eccetera).

Camuffare i farmaci negli alimenti: lo studio

Sono stati “assaggiati” i seguenti farmaci: zopiclone, paracetamolo, alprazolam, furosemide, levotiroxina, memantina, ramipril, oxazepram, donepezil, clopidogrel (i primi 6 anche miscelati tutti insieme). Lo zopiclone triturato aveva un sapore molto amaro e persistente, come anche il clopidogrel e il paracetamolo; la somministrazione congiunta dei 6 farmaci ha ricevuto il voto peggiore.

I succhi e le gelatine riescono a camuffare il sapore dei farmaci anche se l’uso dello zucchero deve essere limitato soprattutto nelle persone diabetiche.

Gli studi raccomandano di diluire il farmaco in un cucchiaino di yogurt, miele o marmellata quando possibile, invece che in molto liquido, e di non miscelarlo agli alimenti per evitare il rifiuto del pasto, di somministrarlo nel primo boccone e non miscelarlo a tutta la pietanza.

Lo chef che aveva partecipato allo studio sopra citato suggeriva di far masticare un pezzo di mela verde o un po’ di mollica di pane per ridurre il gusto amaro in bocca, e non far bere acqua, che invece lo aumenta.

Quarto punto: problema etico

La somministrazione di farmaci congiunta con cibi o bevande può essere effettuata in modalità aperta o nascosta.

Questo aspetto, oltre a quanto già descritto sopra, può avere implicazioni di tipo etico in quanto si fa riferimento al fatto che il paziente sia a conoscenza o meno di assumere terapia farmacologica attraverso il cibo.

Poiché ogni trattamento sanitario deve essere liberamente accettato dal pazienteai sensi dell’art. 32 della Costituzione Italiana, il ricorso ad una somministrazione carente di consenso del paziente deve costituire un evento assolutamente eccezionale, nel rispetto del principio etico della beneficialità e dei codici di deontologia medica e infermieristica, ponendo attenzione a non utilizzare la pratica come scelta di comodo per gli operatori o per soddisfare le aspettative dei parenti.

Autore: Chiara Marnoni

Fonti e approfondimenti:

  • Editorial Staff Prescrire International. Crushing tablets or opening capsules: many uncertainties, some established dangers. Prescrire Inter 2014;23:209-14

  • Regione Emilia Romagna. Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali e per l’Integrazione. Raccomandazione regionale. Sicurezza nella terapia farmacologica. Corretta gestione delle forme farmaceutiche orali. Regione Emilia Romagna 2015

  • La somministrazione di farmaci tritati e camuffati nelle RSA: prevalenza e implicazioni pratiche Camilla Boeri, Anna Castaldo, Andrea Giordano, Talia Melo, Renzo Bagarolo, Miriam Magri Evidence 2013;5(10): e1000060 doi: 10.4470/E1000060

  • Manrique YJ, Lee DJ, et al. Crushed tablets: does the administration of food vehicles and thickened fluids to aid medication swallowing alter drug release? J PharmPharmSci 2014;17:207-19. 2

  • Lamure J, Brocker P, et al. Taste of ten drugs frequently prescribed in nursing homes crushed and mixed in food: observational study in 16 healthy volunteers. J Nursing Home Res 2015;1:55-61.

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