È risaputo che ogni farmaco può avere effetti tossici tanto quanto benefici a seconda di diversi fattori sia intrinseci alla persona che estrinseci tra cui ad esempio: la dose assunta, il setting assistenziale o le condizioni generali della persona. Quando si assume una terapia, anche la più innocua apparentemente, potenzialmente si può sempre andare incontro a dei rischi.
Il ruolo dell’infermiere nell’educazione all’uso consapevole dei farmaci da banco e senza obbligo di prescrizione
Da alcuni studi statistici, in Italia, risulta che i farmaci più acquistati, secondo gli ultimi dati disponibili, sono: Tachipirina, Rinazina, Entergoermina, Voltaren e Okitask.
Si può dunque affermare che i più utilizzati sono i cosiddetti farmaci da banco, medicinali dispensabili agli utenti senza l’impiego di alcuna ricetta medica, ottenibili in qualsiasi farmacia o parafarmacia, che se assunti correttamente vanno ad inserirsi nel processo di autocura.
L’automedicazione, pur essendo una pratica ampiamente utilizzata, risulta ancora poco conosciuta. Presenta diversi vantaggi, come un aumento della consapevolezza e del self-empowerment, ma se ingiustificata e inadeguata, comporta uno spreco di risorse sanitarie, aumenta la resistenza agli agenti patogeni, le interazioni farmaco-farmaco e le reazioni avverse con conseguente aumento del ricorso alle cure mediche, all’assistenza infermieristica e ai ricoveri ospedalieri.
Benché non siano molti gli studi rispetto all’automedicazione, sarebbe auspicabile comprendere meglio il fenomeno così da poter pianificare interventi educativi tesi ad una corretta e sicura assunzione dei farmaci in tutte le situazioni, anche quelle apparentemente scevre da rischi.
Il presente studio ha come obiettivo quello di raccogliere dati sulle conoscenze di chi utilizza farmaci da banco o senza obbligo di prescrizione.
Outcome infermieristici: documentare e fare ricerca
Documentare correttamente in sanità è fondamentale per l’assistenza clinica multidisciplinare, la ricerca scientifica traslazionale e la gestione manageriale, le tre componenti base dell’efficienza di un ospedale moderno.Questo volume, che tratta la documentazione del processo di cura della persona malata, fornisce spunti di riflessione indispensabili per tutti coloro che operano in ambito oncologico ma anche in contesti diversi e, che, ogni giorno, si trovano nella condizione di compiere scelte e prendere decisioni sul percorso di cura della persona assistita.La ricerca condotta dagli Autori ha elaborato un metodo di documentazione innovativo a livello internazionale, ha analizzato e definito il processo ottimale di documentazione clinica in area infermieristica, offrendo così grande contributo allo sviluppo di strumenti accurati per garantire la sicurezza dei pazienti, migliorare la loro qualità di vita durante le terapie e produrre dati per la ricerca clinica, utili anche ai futuri pazienti in continuo miglioramento.A cura diGiorgio Magon, Direttore SITRA, IRCCS Istituto Europeo di Oncologia, Milano, DocenteUniversità degli studi di Milano e Università degli studi di Pavia.Alessandra Milani, Coordinatore area assistenziale omogenea, area medica e Ricerca IRCCS Istituto Europeo di Oncologia, Milano; project leader “Oncology Nursing Minimum Data Set in IEO”, Docente Università degli studi di Milano e Università degli studi di Pavia.
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Allo scopo è stato elaborato e somministrato un questionario rivolto ai clienti di una Farmacia dei Servizi del Comune di Anzio, la quale dispone di un Ambulatorio infermieristico autorizzato. Ci si è occupati di distribuire direttamente il questionario ad ogni persona afferente alla farmacia e disposta a compilarlo in un periodo di circa tre-quattro mesi.
Sebbene il campione in questione fosse abituato a vedere la figura infermieristica all’interno della farmacia, quasi nessuno prima dell’indagine, immaginava mai il professionista infermiere capace di fornire consigli utili sull’assunzione di farmaci da banco o senza obbligo di prescrizione.
L’obiettivo dell’indagine è stato quello di raccogliere dati sufficienti a sostenere la necessità di un intervento di educazione sanitaria rivolto alla medesima popolazione afferente alla Farmacia dei Servizi di quel circoscritto territorio e di poterlo poi, attraverso un periodo di tirocinio clinico, idearlo e realizzarlo.
I dati raccolti attraverso il questionario hanno confermato che i cittadini assumono frequentemente questa categoria di farmaci, ma ne ignorano fondamentalmente i rischi e gli effetti avversi.
Dall’indagine effettuata i farmaci maggiormente utilizzati risultano essere analgesici (57%), antipiretici (53%), pomate dermatologiche (25%) e antiacidi (20%).
Nessuno dei partecipanti all’indagine ha risposto di chiedere consiglio ad un professionista infermiere nell’acquisto di farmaci da banco e senza obbligo di prescrizione. Questo è un dato che fa riflettere, mentre un 4% chiede a familiari e un 3% ad amici, è preoccupante che nessuno abbia mai ritenuto capace un infermiere di poter consigliare sull’acquisto di queste specialità farmaceutiche.
Il questionario ha messo in evidenza che il 51% del campione ritiene che l’aspirina sia in grado di curare l’influenza. C’è molta confusione quando si parla dell’assunzione dei FANS, si ritiene che questi possano curare il problema alla base, quando invece agiscono sulla sintomatologia.
Per quanto concerne il foglietto illustrativo, il campione afferma di leggerlo e conservarlo per la durata della terapia, ma dai risultati emerge che non sempre sia facile comprenderne le indicazioni. È evidente che sarebbe opportuna un’educazione sui termini più ostici e riscontrabili sui bugiardini.
Proprio per questo, nella fase finale dell’indagine, è stato chiesto ai partecipanti di indicarci se conoscessero le definizioni di alcuni termini spesso presenti nei foglietti illustrativi. Il campione conosceva gran parte dei termini proposti, tuttavia, come previsto, i termini meno conosciuti sono risultati essere: topico (59%), oftalmico (53%), stipsi (59%), eccipiente (62%) e posologia (54%).
È chiaro come la ricerca infermieristica rappresenti uno strumento valido e fondamentale che permette di rilevare il bisogno di conoscenza di una popolazione che, come in questo caso, necessita di un intervento educativo mirato.
Sarebbe auspicabile che le istituzioni, in prima linea, proponessero di risolvere queste carenze attraverso campagne pubblicitarie e interventi di salute pubblica, avvalendosi anche e soprattutto del personale infermieristico che potrebbe fornire il suo prezioso contributo specie sul territorio.
È giunto il momento che il professionista infermiere venga considerato come tale, cioè un professionista, che tra le tante competenze e responsabilità acquisite negli ultimi decenni, può e deve preoccuparsi della salute del singolo, della famiglia e dell’intera collettività in maniera proattiva concentrandosi su specifici e fattivi progetti che abbiano una ricaduta importante, sensibile e misurabile in termini di miglioramento delle condizioni di salute, di maggiore prevenzione, di cure e assistenza sanitaria appropriate, di implementazione di cure integrate sicure, efficaci ed apprezzate così da stabilire una relazione di aiuto più stretta e fiduciaria con le persone, come già avviene in altre parti del mondo.
Autrice: Giulia Vizza (Facebook)
Fonti:
- Vizza G. Indagine conoscitiva sull’uso consapevole dei farmaci da banco e senza obbligo di prescrizione in una farmacia dei servizi. Università degli Studi di Roma Tor Vergata; 2020.
- Ayalew M. B. Self-medication practice in Ethiopia: a systematic review. Patient preference and adherence. Volume 11, pp. 401-413; 2017.
- El-Sayed Ebied EM. Self-medication practices with over the counter (otc) drugs among elderly in rural villages: suggested nursing guidelines for safe use. International Academic Journal of Health, Medicine and Nursing. Volume 1, Issue 2, pp. 202-217; 2020.
Prosegui l’argomento con:
https://www.dimensioneinfermiere.it/educazione-infermieristica-nelle-farmacie-dei-servizi/
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