Il suo nome è Loqman Niazai. È residente a Cremona da alcuni anni e… Viene dall’Afghanistan. La sua storia, raccontata dal quotidiano La Provincia che lo ha intervistato, sprizza coraggio: nel momento peggiore, mentre i talebani prendevano tutto il paese e la capitale, è partito dall’Italia per andare a prendere la moglie 25enne e il figlioletto di 2 anni che vivevano ancora a Kabul.
‘Mi sono dovuto nascondere’
Le parole con cui ha raccontato di questo suo ritorno all’inferno per salvare i suoi cari, lasciano di ghiaccio: “Mi sono dovuto nascondere, avevo paura. Avevo appuntamento il 17 agosto per ottenere i documenti, ma quel giorno l’ambasciatore italiano e i suoi collaboratori sono stati trasferiti all’aeroporto, dove era impossibile entrare.
‘Eravamo bersaglio dei cecchini’
Eravamo bersaglio dei cecchini, così sono andato via, ci siamo rifugiati in un villaggio con mia moglie, nostro figlio e mia madre. Siamo stati nascosti tutto il tempo al buio, era troppo pericoloso. Un giorno sono venuti i talebani e hanno ucciso il medico del villaggio che voleva vaccinare le persone”.
‘Non volevano che curassero la gente’
Il motivo? “I talebani lo facevano anche quando c’erano gli americani, uccidevano tutti i medici e gli infermieri, non volevano che curassero la gente. Perseguitano tutti quelli che lavorano come medici” ha raccontato Niazai.
‘Gli occidentali ci hanno abbandonati’
Che, come molti suoi concittadini, si sente tradito dalla fuga dell’Occidente: “Non è giusto che siano andati via dopo vent’anni di guerra, in cui sono morte tante persone, anche italiani. Hanno abbandonato tutto quello che stavano facendo, sinceramente non so cosa dire”.
‘Parte della mia famiglia è ancora lì’
Niazai ora è tornato in Italia, ha salvato sua moglie ed il suo bambino, ma… Non riesce ad essere felice fino in fondo: “Sono contento, ma solo a metà, perché non siamo riusciti a portare via tutta la famiglia” ha spiegato.
Per poi aggiungere: “Non so se il governo italiano aiuterà chi vuole ancora andare via e fuggire nei paesi vicini, come il Turkmenistan o il Pakistan. Non sappiamo se i talebani permetteranno loro di andare via.”
Fidarsi dei talebani è complicato
Una cosa è certa: fidarsi dei talebani, dopo tutto ciò che è successo in questi 20 anni di guerra, per gli occidentali è molto difficile. “Anch’io la penso così, i talebani dicono una cosa oggi e domani cambiano” sottolinea Niazai.
Ma al di là di tutto… Fidarsi di chi uccide medici e infermieri perché hanno la grave colpa di curare chi sta male… Sarebbe impensabile in qualsivoglia democrazia.
Autore: Alessio Biondino
“Donne afghane al governo? No, ma sono delle bravissime infermiere”
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