Zega (Fnopi): “L’Assistente Infermiere ridurrà il rischio di demansionamento”


L’introduzione della figura dell’assistente infermiere, istituita lo scorso ottobre dalla Conferenza Stato-Regioni, continua a essere al centro di un acceso confronto tra sindacati e professionisti del settore sanitario. La questione si è intensificata nelle ultime settimane, in seguito alla decisione di Lombardia e Valle d’Aosta di accelerare l’implementazione di questa nuova figura, anticipando l’iter nazionale e avviando il suo inserimento nel sistema sanitario locale.


L’obiettivo di questa scelta è quello di rafforzare gli organici delle strutture sanitarie, gravemente colpite dalla carenza di personale, e rispondere alla crescente domanda di assistenza legata all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle patologie croniche. Tuttavia, i sindacati sollevano forti perplessità, sostenendo che l’assistente infermiere rappresenti un ruolo intermedio tra l’Operatore socio-sanitario (Oss) e l’infermiere, con una formazione insufficiente e priva di adeguate tutele giuridiche. Uno pseudo infermiere a basso prezzo, quindi, in grado di mettere a rischio la sicurezza dei pazienti.


La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) ha nuovamente preso posizione sulla questione, ribadendo il proprio sostegno alla nuova figura. Secondo l’organizzazione, l’assistente infermiere può rappresentare una risorsa preziosa per migliorare l’efficienza del sistema sanitario e affrontare la carenza di personale, senza compromettere la qualità dell’assistenza.


“È una figura presente da anni in molti stati anglosassoni”, afferma Maurizio Zega, vicepresidente nazionale della Fnopi (VEDI Il Fatto Quotidiano). Non nasce per sostituire gli infermieri, ma per supportarli nelle attività di base – prosegue -. La formazione avrà dei requisiti specifici, di natura sanitaria, diversa da quella degli Oss. Questo permetterà agli infermieri di concentrarsi su compiti più complessi e di ridurre il rischio di demansionamento”.


Zega evidenzia anche l’importanza dell’efficienza economica: Non ha senso assegnare compiti di base a un infermiere laureato che costa di più. Sarebbe come chiedere a un primario di consegnare la posta prima di andare a operare in ospedale”. Tuttavia, per garantire il rispetto e il riconoscimento della professionalità infermieristica, sarà essenziale distinguere chiaramente i percorsi formativi e prevedere un adeguato riconoscimento economico.


Il vicepresidente della Fnopi sottolinea infine il rischio che, in assenza di risorse adeguate, le attività possano essere affidate a personale non sufficientemente formato. In questo contesto, conclude, la figura dell’assistente infermiere, strettamente legata alla dimensione specialistica dell’infermiere, può contribuire a garantire servizi sanitari adeguati, anche di fronte alla grave carenza di personale che affligge il settore.

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Alessio Biondino

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